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Discorso di Chiusura

ORDINE OSPEDALIERO DI SAN GIOVANNI DI DIO – Fatebenefratelli

DISCORSO DI  CHIUSURA

DEL LXVI CAPITOLO GENERALE

 

 

INTRODUZIONE

 

Il nostro 66° Capitolo Generale sta per concludersi. Il titolo che ci ha accompagnati nei nostri lavori: “Passione per l’ospitalità di San Giovanni di Dio oggi nel mondo”, è stato come un faro di luce ed è stato sempre presente nelle nostre menti durante questi giorni, ricordandoci il motivo per cui siamo stati convocati a celebrare questo Capitolo. Abbiamo avvertito chiaramente la presenza del nostro Fondatore San Giovanni di Dio tra di noi, e in diverse occasioni gli eventi ma anche le persone ci hanno fatto ricordare la dura realtà dell’indigenza e della sofferenza in cui versa il mondo di oggi, dove tanta gente vive e muore in condizioni di vera miseria.   

 

Il Capitolo ha costituito un’esperienza di Pentecoste per tutti noi; è stato un momento colmo di grazia non soltanto per i Capitolari, ma per l’intero Ordine. Ringrazio Dio per aver illuminato e guidato i lavori del Capitolo attraverso lo Spirito Santo. Lo ringrazio altresì per aver voluto donare alla Chiesa e al mondo il nostro Ordine Ospedaliero, attraverso San Giovanni di Dio, per continuare a perpetuare il ministero sanante di Gesù. Ti ringrazio Signore per tutti i Confratelli e i Collaboratori che fanno parte di questa grande missione di misericordia, o che lo sono stati nel passato.

 

I lavori del Capitolo sono stati resi più agevoli e fruttuosi grazie al documento INSTRUMENTUM LABORIS, che era stato redatto dalla Commissione Preparatoria del Capitolo, dopo aver elaborato i contributi delle Conferenze Regionali e dell’Incontro dei Giovani Ospedalieri di Granada, oltre ovviamente ad altri contributi ricevuti da diverse persone. Vorrei ringraziare i membri di questa Commissione per il loro lavoro realizzato, che è stato di notevole aiuto per lo svolgimento del Capitolo.

 

Vorrei ringraziare in modo speciale tutti voi, Confratelli e Collaboratori, che avete partecipato al Capitolo, per il modo in cui avete realizzato il vostro lavoro. L’atmosfera di dialogo aperto e sincero, di rispettoso ascolto durante i dibattiti e gli scambi di idee, hanno fatto in modo che tutti venissero ascoltati e potessero esprimere i loro punti di vista e le loro idee in modo aperto e senza timore.


 

RINGRAZIAMENTO A FRA PASCUAL PILES

 

L’affetto che l’Ordine nutre per Fra Pascual è stato dimostrato dal caloroso e prolungato applauso che egli ha ricevuto nell’aula capitolare quando ha rimesso il mandato, quando cioè ha rinunciato al servizio di Superiore Generale, per consentire che si potesse procedere all’elezione del suo successore.  E’ stato ancora più evidente quando tutti i Capitolari, a turno, lo hanno ringraziato personalmente esprimendogli la loro gratitudine ed il loro affetto come Fratello e per il grande lavoro da lui svolto quando era Superiore Generale. Lo stile di leadership che Fra Pascual ha dato all’Ordine negli ultimi dodici anni e come Consigliere Generale nei sei anni precedenti, è stato sempre ispirato da una profonda fede, dal suo amore per San Giovanni di Dio e dalla sua passione per l’ospitalità.

 

Fra Pascual è stato capace di articolare intuizioni teologiche e spirituali, specialmente nel campo della nostra vocazione, della nostra missione ospedaliera e del nostro stile di vita come consacrati; con le sue lettere, gli scritti e le omelie ha notevolmente arricchito il patrimonio dell’Ordine. Durante il suo periodo di Generalato ha dato alla nostra Istituzione due documenti importantissimi e fondamentali: la Carta d’Identità dell’Ordine e il Cammino di Ospitalità secondo lo stile di San Giovanni di Dio. Questi documenti costituiscono una risorsa che continuerà a guidare il nostro Ordine verso il proprio rinnovamento, e la sua missione di ospitalità lungo il cammino intrapreso da San Giovanni di Dio, sempre fedele alla sua lunga storia e alle sue tradizioni, per rispondere ai bisogni dell’uomo e della donna di oggi.

 

A livello personale, nella mia lunga esperienza di vita religiosa, posso dire che con Fra Pascual ho lavorato in modo veramente stretto, più che con qualsiasi altro Confratello. In lui ho visto una straordinaria capacità di lavorare, una profonda intelligenza, un’apertura d’animo e una predisposizione alla tolleranza e alla compassione. Potrei dire molte altre cose per elogiare Fra Pascual come Confratello, come leader e come amico, ma per ora mi limiterò ad esprimere questo mio personale ringraziamento e la stima nei suoi confronti, che condivido con tutto l’Ordine.

 

Caro Fra Pascual, le auguro abbondanti benedizioni del Signore, pace e gioia in questo suo ritorno alla nativa Spagna e in particolare alla Provincia Aragonese, per continuare il suo ministero al servizio dell’ospitalità.

 

 

 

 

 

RINGRAZIAMENTO AI  MEMBRI USCENTI  DEL GOVERNO GENERALE

 

Desidero ringraziare, a nome personale e per conto dell’Ordine, Fra  Emerich Steigerwald, che ha svolto il suo servizio nel Governo Generale per oltre 22 anni come Consigliere ed Economo Generale dell’Ordine, per il lungo e fedele servizio che ha reso alla nostra Istituzione, e per il modo in cui l’ha svolto. Caro Fra Emerich, le auguro ogni bene nel suo ritorno alla Provincia Bavarese.

 

Fra Luis M. Aldana ha fatto parte del Governo Generale per 12 anni ed è stato responsabile per il settore della Formazione. In tutto l’Ordine, Fra Luis è forse il Confratello della Curia Generalizia più conosciuto dopo Fra Pascual. Egli ha organizzato con grande cura dieci corsi per i Confratelli che si preparavano alla professione solenne; li ha accompagnati con affetto fraterno ed è stato una guida per i giovani Confratelli che hanno partecipato negli anni a questi corsi.

 

Il Rapporto di Ricerca sullo Stato della Formazione nell’Ordine, realizzato dal Prof. Don Renato Mion, dell’UNIVERSITA’ PONTIFICIA SALESIANA (Facoltà di Scienze dell’Educazione, Istituto di Sociologia),  è stato il compito principale di Fra Luis, che l’ha portato avanti in modo instancabile, assicurandosi che il progetto fosse realizzato al meglio, per condividerlo durante le Conferenze Regionali e in questo Capitolo Generale. Lo studio ha costituito una fonte preziosa per il Capitolo, e sarà un importante documento per le Province, quando prepareranno i Capitoli Provinciali.

Ringrazio Fra Luis a nome dell’Ordine e gli auguro ogni bene per il suo ritorno alla Provincia di Colombia.

 

Fra Pietro Cicinelli ha servito il Consiglio Generale per sei anni. Una delle sue principali responsabilità, oltre a quella di essere il Vice Presidente della nostra ONG AFMAL, è stata la carica di Vice Presidente Operativo dell’Ospedale all’Isola Tiberina. Fra Pietro ha portato avanti questo impegno con dedizione e lealtà. L’Ospedale dell’Isola Tiberina, come tutti sanno, a livello locale è fortemente identificato con l’Ordine, anche per la sua lunga presenza nella città di Roma, che dura da oltre 400 anni, infatti nel 1984 abbiamo celebrato il IV centenario di questo nostro nosocomio.  E’ stato la sede del Governo Generale dell’Ordine per molto tempo. Nel ringraziare Fra Pietro a nome di tutto l’Ordine, per il suo grande contributo al lavoro del Governo Generale, gli auguro ogni bene per il suo ritorno alla Provincia Romana.

 

Anche Fra Léopold Gnami ha servito il Governo Generale negli ultimi sei anni. E’ stato il primo Confratello africano ad essere chiamato a far parte del Governo Generale. Durante questo periodo ha svolto anche le funzioni di Delegato Generale della Delegazione Africana San Riccardo Pampuri, un ufficio che continuerà a ricoprire. Come Confratello africano proveniente dal Benin, Fra Léopold ha portato al Governo Generale esperienze e punti di vista diversi, oltre ad averci ragguagliato sulle esperienze, i bisogni, le sfide e le opportunità che l’Ordine avverte in Africa. Questo ci è stato di notevole aiuto quando abbiamo trattato le questioni attinenti la nostra presenza nel continente africano. Auguriamo a Fra Léopold ogni bene nel continuare a servire l’Ordine come Delegato Generale.

 

Fra José Luis Muñoz è stato il Segretario Generale negli ultimi 6 anni. E’ stato una presenza costante alla Curia Generalizia quando il Superiore Generale e i Consiglieri si recavano presso le Province per svolgere il loro ministero. La sua conoscenza del diritto canonico e la sua esperienza come Provinciale dell’Andalusia, hanno fatto di José Luis una risorsa preziosa, non soltanto per il Superiore Generale ma anche per i Provinciali. I molti talenti di Fra José Luis sono stati da lui condivisi con generosità, ed hanno permesso al Governo Generale dell’Ordine di lavorare con efficienza e accuratezza. A nome del Governo Generale e di tutto l’Ordine, lo ringraziamo e gli auguriamo ogni bene, pace e successo nel suo futuro ministero e nel suo re-inserimento in Provincia.

 

C’è ancora un Confratello che non ho menzionato, e questo perché rimarrà nel Consiglio Generale al mio fianco: è Fra Vincent Kochamkunnell. Dato che non partirà, non mi dilungherò sulle sue doti. Farò affidamento sul suo supporto per tutto il sessennio, ma in particolar modo i primi tempi dell’insediamento del nuovo Governo Generale. So di poter contare sul suo aiuto, in quanto abbiamo lavorato in modo armonioso negli ultimi sei anni nel campo della missione ‘ad gentes’.

 

Un altro Confratello che faceva parte della Curia Generalizia come Procuratore Generale, e che sta per tornare alla sua Provincia d’origine, è Fra Fabiano Hynes. Fra Fabiano ha svolto il proprio servizio per oltre 50 anni nella Santa Sede, presso la Farmacia Vaticana, della quale è stato il Direttore per molti anni.  In questo ruolo, ed anche quando è stato Superiore della Comunità della Farmacia, ha rappresentato al meglio la nostra vocazione di Fatebenefratelli, la nostra missione e il nostro carisma nell’ambito della Chiesa.

 

Fra Fabiano ha dato una nuova impronta al servizio fornito dalla Farmacia Vaticana, che dalla piccola struttura che era è passata ad essere ciò che è oggi. E’ stato anche Consigliere Generale dell’Ordine, e per molti anni anche il Procuratore Generale.

Fra Fabiano ha servito almeno sei Papi e probabilmente è una delle persone più conosciute del Vaticano, ovviamente dopo il Santo Padre! Fra Fabiano è farmacista e come tale ha fatto parte del gruppo di esperti che si sono presi cura della salute del Papa e dei Prelati della Curia Romana, ogniqualvolta veniva richiesta l’assistenza medica. A Fra Fabiano è stata riconosciuta un’onorificenza da parte del Commonwealth of Australia. Si tratta di un riconoscimento che viene conferito ai cittadini australiani che vivono all’estero e che più si sono distinti. Ha rappresentato al meglio il proprio Paese ed è stato sempre disponibile per i cittadini australiani che giungevano a Roma in occasione del Giubileo o in pellegrinaggio, e che potevano aver bisogno di assistenza durante il loro soggiorno in città.

 

Sono certo di esprimere l’apprezzamento e la gratitudine di tutto l’Ordine, ed anche della Santa Sede, nel dire ‘GRAZIE’ a questo nostro Confratello per l’enorme contributo che ha dato alla Chiesa e all’Ordine. Gli auguriamo ogni bene, pace e gioia nel suo ritorno in Provincia, dopo tanti anni trascorsi all’estero.

 

 

 

ELEZIONE DEL NUOVO SUPERIORE GENERALE E DEL NUOVO CONSIGLIO GENERALE

 

La mia prima sensazione, una volta eletto Superiore Generale, è stato rendermi conto dei miei limiti, anche se farò del mio meglio per adempiere a questo compito. Credo però che la sensazione di pace interiore che ho avvertito sia stato un dono dello Spirito Santo. Il nostro amato Ordine, con la sua lunga storia di servizio nella Chiesa, è una ‘perla preziosa’ per la Chiesa stessa, che l’apprezza e desidera sostenerlo. Il ministero che l’Ordine porta avanti e che rappresenta, promuove e difende, è altamente apprezzato dai Paesi in cui opera, ma lo è molto di più dai malati, dai poveri, dagli emarginati e dai loro familiari, che apprezzano veramente tanto ciò che l’Ordine cerca di fare per queste persone che si trovano in una situazione di necessità. Anche se le cose non riescono sempre bene come vorremmo, è proprio il giudizio di queste persone che ci fa più piacere e che ci spinge ad andare avanti e a fare del nostro meglio.

 

Il compito di guidare, proteggere e promuovere la missione dell’Ordine all’inizio del terzo millennio, è veramente un compito arduo. Mi affido totalmente al potere di Dio che abita in me, richiamando le parole del Cardinale Newman: “è la sua grazia che mi ha portato così lontano ed è la sua grazia che mi guiderà”. So che San Giovanni di Dio mi guiderà e mi accompagnerà sempre. Mi sento ispirato nel cuore e nella mente dall’esempio di questo uomo straordinario, apostolo della carità,  fedele seguace di Gesù, grande pioniere, che potremmo persino definire come un rivoluzionario del suo tempo.

 

Mi dedicherò totalmente all’esercizio del mio ministero e con il vostro aiuto e le vostre preghiere, cari Confratelli e Collaboratori, continuerò sulla stessa linea di quanto è stato realizzato nell’Ordine in termini di rinnovamento sin dal Concilio Vaticano II, durante i Generalati di Fra Marie Alphonse Gautier, Fra Pierluigi Marchesi, Fra Brian O’Donnell e Fra Pascual Piles. Insieme costruiremo un futuro per l’Ordine, per far sì che il sogno e la visione profetica di San Giovanni di Dio si tramandino nel tempo. Se riuscissimo a fare in modo che la missione del nostro Fondatore progredisca, questo sarebbe per noi un grande risultato, un privilegio! Per questo guardo al futuro con speranza, e con i sogni che vorrei si realizzassero.

 

Sono stati eletti sei Consiglieri Generali, ed io stesso ho nominato il nuovo Segretario Generale. Sono sicuro che lavoreremo tutti insieme, come un gruppo. A tempo debito assegneremo ad ogni Consigliere la propria area di responsabilità, e provvederemo a comunicare queste informazioni a tutto l’Ordine. E’ mia intenzione inoltre lavorare collegialmente con i Provinciali e i Delegati Generali.

 

 

TEMA DEL CAPITOLO

 

Desidero ritornare al tema che avevamo scelto per il Capitolo: “Passione per l’Ospitalità di San Giovanni di Dio oggi nel mondo”.

 

Passione

 

Il termine “passione” ha una varietà di significati, che vanno da ardore e zelo a rabbia e furore. La passione è una sensazione emotiva molto forte, che porta a delle espressioni esterne che possono persino trasformarsi in violenza. Vediamo grande passione negli eventi sportivi, sulle strade delle nostre città, nei pulpiti e nei Parlamenti.

 

Per noi cristiani, la parola ‘passione’ assume un significato particolare: quello della Passione di Cristo. Il Santo Padre, nella sua omelia all’udienza del 18 ottobre 2006, cui abbiamo partecipato anche noi, ha sottolineato il fatto che, così come Giuda con il suo tradimento aveva ‘consegnato’ Gesù nelle mani dei suoi aguzzini, così il Padre ha ‘consegnato’ il proprio Figlio: non alla morte, ma alla condizione umana, con i suoi rischi e pericoli, per portarci la salvezza. In questo modo, il Padre mostra la grandezza del suo amore per noi, suoi figli. “Il Signore mi liberò perché mi vuol bene(Salmo 18).


 

L’Ospitalità di San Giovanni di Dio

 

La passione per l’ospitalità di San Giovanni di Dio è nata dalla profonda consapevolezza dell’amore di Dio per i suoi figli sofferenti, amore che ha espresso in modo speciale attraverso San Giovanni di Dio. Il modo in cui il nostro Fondatore si è fatto ospitalità per gli altri ha mostrato, in modo evidente, l’amore e la compassione che Dio ha per il suo popolo, specialmente nei momenti di bisogno.

 

Questo è ciò che Gesù fece durante la sua vita, e perfino nel momento della morte. Alla piscina chiamata Betzata, ad esempio, chiese al paralitico: “Vuoi guarire?” (Gv 5, 6). Gesù infatti sapeva che l’uomo voleva guarire, perché gli era stato detto che da tanti anni sperava che le acque miracolose della piscina potessero fargli recuperare l’uso delle gambe. Purtroppo però, come disse lui stesso, “Non aveva nessuno che potesse immergerlo nelle acque della piscina”. Aveva bisogno di aiuto, di qualcuno che, immergendolo nelle acque miracolose, avrebbe potuto restituirgli la speranza della guarigione. Gesù allora operò il miracolo e lo guarì. L’uomo poteva correre, danzare, nuotare nella piscina. La malattia che gli aveva contorto le ossa, la paralisi dello spirito che lo aveva attanagliato, erano ormai superate. Era finalmente un uomo libero. “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza(Gv 10,10).

 

Credo che fosse Sant’Ireneo che disse: la gloria di Dio è l’essere umano completamente vivo. Gesù restituì alla vita quest’uomo disabile e povero.

 

E’ stato questo modello, il ‘modello di Gesù’, che Giovanni di Dio seguì nella sua missione. Questo diventò il suo stile di vita e la caratteristica del suo ministero. Quando Giovanni di Dio incontrava una persona che aveva una particolare necessità, iniziava a parlare ed offriva il proprio aiuto. Si avvicinava ad ogni individuo, che riconosceva come una persona sacra, un figlio di Dio, così come Mosé si avvicinava al cespuglio ardente: a piedi nudi, con profonda umiltà, rispetto e compassione. Giovanni di Dio era profondamente convinto dell’innata dignità di ogni essere umano e della sua unicità come fratelli e sorelle in Cristo, tanto da pensare che curare e amare ogni persona significava prendersi cura e amare il Signore. Giovanni di Dio si sarebbe recato ai quattro angoli della terra per aiutare il prossimo. Era questa la passione di Giovanni, una passione per il Cristo crocifisso – immagine che portava sempre con sé – e una passione per l’umanità sofferente. In una lettera a Gutierre Lasso così esprimeva il suo tormento nel vedere “soffrire tanti poveri miei fratelli e mio prossimo, che si trovano in così grandi necessità, non potendoli soccorrere, sono molto triste(2GL, 8).

 

Questo è il tipo di ospitalità cu ci riferiamo quando parliamo di “Ospitalità secondo lo stile di San Giovanni di Dio”, che è radicata nel credo che la sacralità di ogni essere umano è qualcosa che la povertà, la malattia, la condizione sociale o l’isolamento non possono distruggere o diminuire.

 

Proprio per questo, tra di noi esprimiamo spesso la speranza che le nostre comunità siano delle “Scuole di Ospitalità”. Ciò non è irragionevole, dato che la prima volta in cui abbiamo sentito l’espressione ospitalità secondo lo stile di San Giovanni di Dio e l’abbiamo sperimentata è stato proprio nelle comunità. Abbiamo visto altre espressioni di ospitalità da parte dei Confratelli e dei nostri Collaboratori, quando ci siamo recati in un ospedale o in un centro dell’Ordine, ma è stato nella comunità che ‘abbiamo mosso i nostri primi passi nell’ospitalità’. Lo abbiamo fatto come servizio in ambito comunitario, ed abbiamo visto che era una cosa buona.

 

In alcuni Paesi la Chiesa viene sottoposta a esami continui, viene guardata con sospetto e si trova di fronte la sfida di come esercitare la sua leadership, con il risultato che la fede di alcuni credenti è messa alla prova e che la chiesa stessa è sempre più emarginata. E’ proprio in questa situazione che le comunità religiose, e le nostre in particolare, possono dimostrare un nuovo modo per essere chiesa, un ‘nuovo volto’ della chiesa: aperto, accogliente, compassionevole, ospitale e premuroso.  

 

Proprio per la nostra consacrazione come religiosi possiamo dimostrare la passione per Cristo, con uno stile di vita che “poggia sull’affermazione del primato di Dio e dei beni futuri, quale traspare dalla sequela e dall’imitazione di cristo casto, povero e obbediente (Ripartire da Cristo, n. 8).  Se la nostra vita sarà veramente evangelica, eserciterà un profondo impatto sulle persone, in particolar modo su coloro che invitiamo nelle nostre case e nelle nostre comunità.  

 

Credo sia anche il caso di ricordare quanto ha affermato il Santo Padre Benedetto XVI durante l’Udienza Generale cui abbiamo partecipato nei giorni del Capitolo Generale. Riferendosi a Giuda, il Papa ha detto che vivere con Gesù non rende una persona automaticamente santa; in altre parole, vivere nella stessa casa religiosa in cui si trova il Santissimo Sacramento non trasforma automaticamente chi vi abita in santi. Dobbiamo trascorrere del tempo con colui che amiamo, Gesù Cristo, per ascoltarlo, parlargli e talvolta restare in silenzio davanti a Lui. La preghiera, personale e comunitaria, la riflessione sulla Parola di Dio nelle Sacre Scritture costituiscono il nutrimento essenziale per la nostra vita spirituale. Qualcuno ha detto che i religiosi apostolici di oggi devono tenere le scritture in una mano e il giornale nell’altra. Dobbiamo rimanere in contatto con Dio e con la realtà del mondo che ci circonda se vogliamo trasmettere, con rispetto e umiltà, la Buona Novella in un linguaggio comprensibile e con un amore che ci assorbe totalmente.

 

 

Il mondo di oggi

 

Durante i dibattiti affrontati nel corso del Capitolo, abbiamo parlato di molte cose, alcune delle quali sono state riprese nelle risoluzioni del Capitolo. In alcuni momenti, persone e avvenimenti ci hanno ricordato che l’ospitalità così come la viveva San Giovanni di Dio è più che mai necessaria. Per noi Confratelli, consacrati nell’ospitalità, è imperativo essere una vera “coscienza critica, guida morale, presenza profetica, aperta ai nuovi bisogni, in un rinnovato spirito di integrazione con i collaboratori” (Rapporto di Ricerca sullo stato della Formazione nell’Ordine, capitolo 3, par. 1).

 

Viviamo ed esercitiamo il nostro ministero di ospitalità in un mondo contrassegnato dall’ostilità, che si esprime con violenza, terrorismo, sfruttamento dei bambini, migrazioni di massa delle persone dai paesi poveri verso quelli più ricchi, guerre e fondamentalismi estremi. L’Ospitalità esercitata secondo lo stile di San Giovanni di Dio costituisce un prezioso antidoto di cui il mondo ha tanto bisogno.

 

Lo strumento di violenza che chiamano granata è molto simile in apparenza, a quello che in spagnolo si chiama ‘granada’ e che in italiano traduciamo con ‘melograno’, il simbolo della nostra Ospitalità. L’azione perpetuata da quanti gettano queste granate su persone innocenti o sui luoghi di culto stride fortemente con l’operato di Giovanni di Dio che lanciava nel mondo la sua ‘granada’ di ospitalità. Le prime uccidono e feriscono, mentre la seconda sparge i semi dell’amore sanante di Dio. Ogni atto di ospitalità realizzato da un Confratello o da un nostro Collaboratore è la risposta a un atto di violenza che uccide o ferisce un innocente in una qualsiasi parte del mondo.  

 

Credo che questa immagine illustri correttamente in che modo la nostra vocazione può rispondere alle necessità del mondo di oggi; ma ci interpella e ci esorta a uscire dalla comodità in cui viviamo per assumerci dei rischi per il Vangelo, e andare là dove nessuno vuole andare, a rimpiazzare le granate dell’odio, della discriminazione, della disumanizzazione e della violenza con la ‘granada’ dell’amore.

 

Nel contesto del mondo attuale, dobbiamo riporre grande attenzione alle questioni che riguardano la Bioetica . Ne abbiamo parlato in diverse occasioni durante il Capitolo. Dobbiamo impegnarci a promuovere una migliore formazione in questo campo e ad approfondire gli insegnamenti della Chiesa in materia. Bisogna tenere conto anche della dimensione umana e psicologica dei problemi etici cui l’Ordine si trova di fronte.

I Confratelli e i Collaboratori sono preoccupati per la mancanza di vocazioni religiose e per l’invecchiamento dei Confratelli, soprattutto nei Paesi industrializzati. Una cosa è accettare l’invecchiamento, che è un processo naturale, un’altra è accettare la mancanza o la scarsità di vocazioni. Questa questione riguarda il futuro dell’Ordine e suscita molta apprensione. Ne abbiamo parlato in diverse riprese nel corso del Capitolo.

 

Piuttosto che vedere questa situazione come un ‘problema’ da risolvere, dovremmo sforzarci di leggere i segni dei tempi. Guidati dagli insegnamenti del Concilio Vaticano II e dalla nostra esperienza degli ultimi 40 anni, riconosciamo che anche i laici, uomini e donne, hanno ricevuto la chiamata a praticare l’ospitalità alla maniera di San Giovanni di Dio nei confronti delle persone che si trovano nel bisogno. Ci riferiamo a questi laici riconoscendoli come nostri Collaboratori nella Missione. Certamente dobbiamo continuare a ricercare nuove modalità e nuove iniziative per far conoscere il nostro stile di vita e il nostro apostolato come Fratelli di San Giovanni di Dio. Quando incontriamo persone che si interrogano sul loro futuro, dobbiamo invitarle a prendere in considerazione la possibilità di unirsi a noi. Dobbiamo riflettere e programmare accuratamente in che modo la nostra Missione di Ospitalità può essere portata avanti grazie alla crescente partecipazione dei nostri Collaboratori.

 

La situazione attuale che sta vivendo l’Ordine ci mostra chiaramente che, in questa scarsità di vocazioni e invecchiamento dei Collaboratori, dobbiamo essere creativi nel trovare nuove strutture che garantiscano la continuità anche nel futuro della nostra missione, che contribuisce in modo significativo al ministero sanante della Chiesa. Le nostre attuali strutture sono state istituite nel passato per salvaguardare la missione di ospitalità. Qualora esse non dovessero più rispondere adeguatamente a questo scopo, dovranno essere modificate. Vorrei citare a questo proposito le parole di Suor Helena O’Donohue al Capitolo: “Mano a mano che ci lasciamo alle spalle alcune nostre istituzioni e creiamo nuove imprese collaborative, la domanda e la sfida che ci si presentano sono: in che modo possiamo garantire che una voce per le ‘cose del profondo’, del cuore e dell’anima, che sono al centro della vita umana, per l’essenza specifica dell’eredità di San Giovanni di Dio, si diffonda nei nuovi ambienti? Abbiamo bisogno di nuove basi di partenza, di nuovi portici o di nuove porte d’ingresso.”

 

Nella relazione che ho presentato al Capitolo, e che aveva come titolo: “I Collaboratori di San Giovanni di Dio”, ho detto che oggi Confratelli e Collaboratori stanno cercando di rispondere insieme alle necessità delle persone che soffrono o che sono emarginate, e talvolta con risorse veramente limitate. Un dialogo sincero, un cuore che ascolta, le diverse opinioni che le persone possono avere, spesso portano a una migliore comprensione reciproca, così come è stato per Giovanni di Dio e Angulo. La presenza di 21 Collaboratori al Capitolo e il loro contributo al dibattito conferma quanto ho appena detto. Nel Messaggio al Capitolo, il gruppo dei Collaboratori ha detto: Al nuovo governo generale giustamente preoccupato per il futuro dell’Ordine e il calo delle vocazioni vorremmo inviare un messaggio tranquillizzante. Forse non si tratta di deficienza umana nel sapere individuare un’adeguata pastorale vocazionale ma della volontà di Dio. Proprio per questo vorremmo inviare un messaggio di fiducia: l’Ordine non si estinguerà, anche con l’attuale e futura penuria di religiosi, fino a quando ci saranno laici che responsabilmente parteciperanno al suo carisma, lo custodiranno e lo attueranno”.

Guardiamo al futuro con fiducia in quanto facciamo affidamento sulla cooperazione e sull’aiuto che ci sono stati promessi dai nostri Collaboratori.

 

Confratelli e Collaboratori che lavorano insieme, ai vari livelli, costituiscono una garanzia per il futuro dell’ospitalità di San Giovanni di Dio nel nostro mondo. Per questo è necessaria la formazione di entrambi – Confratelli e Collaboratori – per una loro maggiore integrazione nella missione. La formazione spirituale e professionale dei Confratelli è sempre stata considerata come uno dei fondamenti indispensabili per esercitare un’ospitalità efficace e evangelizzatrice. Nel futuro dovremo offrire le stesse opportunità anche ai nostri Collaboratori.

 

Penso che l’Ordine dovrà mettere un grande impegno nella formazione dei Collaboratori, e ciò potrà richiedere l’istituzione presso la Curia Generalizia di un ufficio incaricato di promuovere la formazione e l’inserimento dei Collaboratori nella vita dell’Ordine.

 

 

CONCLUSIONE

 

Dobbiamo iniziare a ricercare una nuova visione per il futuro della missione dell’Ordine accanto alle persone che soffrono. Il punto di partenza rimane sempre la persona sofferente, che in definitiva è la ragion d’essere della nostra missione. Le vittime delle nuove forme di emarginazione, di disumanizzazione e di solitudine sono talmente tante da non lasciarci tranquilli; dobbiamo dare prova di creatività e ricercare nuovi modi per arrivare anche a queste persone. La nostra visione dovrà basarsi su una sempre maggiore cooperazione a livello interprovinciale e internazionale attraverso una rete operativa e i gemellaggi.  Grazie a questi mezzi di cooperazione riusciremo ad arrivare a tante persone sofferenti, e faremo in modo che siano curate e aiutate così come vorrebbe San Giovanni di Dio. So che è quanto già facciamo nei nostri centri, ma non possiamo adagiarci sulle nostre posizioni o andare avanti per inerzia. Il nostro lavoro è appena iniziato; la strada da percorrere è lunga e talvolta difficile, ma per parafrasare le parole di San Paolo “è l’amore di Cristo che ci spinge”.

 

 

Nel mio primo discorso al Capitolo ho detto che i miei pensieri e le mie preghiere erano rivolti a coloro che si trovano in un nostro centro o servizio in un qualsiasi posto del mondo. Ancora una volta vorrei ribadire che tutti noi, Confratelli e Collaboratori, siamo qui per loro. La nostra missione come Istituto religioso cattolico è quella di camminare accanto a coloro che, come loro, si trovano in una situazione di bisogno. Dobbiamo ascoltarli, e fare il possibile per portare loro aiuto e conforto. A tutti dico di avere coraggio e invoco il Signore buono e compassionevole affinché apporti loro guarigione e speranza.

 

 

RINGRAZIAMENTI

 

Sono giunto al momento che provoca sempre un po’ di agitazione nelle persone che occupano una posizione come la mia. Vorrei ringraziare quanti hanno contribuito alla riuscita di questo Capitolo. L’esperienza mi ha insegnato che è molto facile dimenticare qualcuno. Se siete tra questi, sappiate che vi sono riconoscente, anche se per debolezza umana mi sono dimenticato di citare esplicitamente il vostro contributo. Detto ciò, a nome dei Capitolari e dell’Ordine tutto desidero esprimere, senza un particolare ordine di priorità, i miei ringraziamenti a:

 

·        Confratelli e Collaboratori che hanno fatto parte della Commissione Preparatoria.

·        Il Segretario Generale, il personale della Curia Generalizia e della Segreteria del Capitolo.

·        Il Moderatore del Capitolo, Sig. Alvaro Diaz.

·        Il Segretario del Capitolo, Fra Gian Carlo Lapic’.

·        I Collaboratori che si sono uniti a noi e che ci hanno trasmesso un messaggio che è stato per noi una fonte di ispirazione, e i Collaboratori che sono rimasti al loro posto per continuare la missione dell’Ordine.

·        Suor Helena O’Donohue che ci aiutati nel discernimento prima delle elezioni.

·        Il Presidente del Capitolo della sessione in cui sono stato eletto e gli scrutatori che hanno collaborato al processo elettivo.

·        Le personalità ecclesiastiche che ci hanno reso visita al Capitolo e che hanno celebrato l’Eucaristia con noi.

·        I Confratelli sacerdoti che hanno celebrato la liturgia eucaristica.

·        I Confratelli che hanno preparato e presentato le riflessioni spirituali all’inizio delle sessioni del mattino e del pomeriggio.

·        La Sig.ra Kathleen Elslander e il suo gruppo di interpreti.

·        I moderatori e i segretari dei gruppi linguistici e di quelli regionali.  

·        I Capitolari che hanno assicurato il servizio nelle diverse Commissioni.

·        Le Province e i Confratelli che hanno presentato vari aspetti della vita dell’Ordine nelle sessioni serali, dopo la cena.

·        Le persone che si sono rivolte al Capitolo su vari argomenti.

·        I Confratelli che ci hanno regalato un sorriso con le loro rappresentazioni grafiche e umoristiche.

·        I fotografi: quelli ufficiale dell’Isola Tiberina, Sig. Arnaldo Lucianetti, e quelli che hanno immortalato alcuni momenti del Capitolo.

·        I tecnici del suono e del sistema per le votazioni.

·        Il Santo Padre per averci ricevuti in Udienza e per la sua catechesi sulla necessità di non giudicare e di avere piena fiducia nella misericordia infinita di Dio.

·        I Confratelli delle nostre comunità di Roma per la loro ospitalità e per essersi uniti a noi in diverse occasioni speciali.

·        La Comunità di Sant’Egidio per l’accoglienza riservata ad alcuni Capitolari.

·        Gli autisti dei pullman che ci hanno trasportati nei luoghi in cui dovevamo andare, anche se talvolta non erano nel luogo fissato per la partenza…

·        Le Province che ci hanno fatto dei regali, in special modo le Province che sono riuscite a mantenere il peso dei loro doni al di sotto dei 10 chili.

·        I Confratelli che sono rimasti in Provincia per continuare il lavoro mentre noi eravamo qui a Roma.

·        I poveri, i malati e i bisognosi che forse avemmo potuto aiutare se avessimo limitato alcune spese relative al Capitolo; li ringraziamo per la loro pazienza e per l’esempio di fede e di ospitalità che spesso ci danno.

·        L’amministrazione e il personale del Salesianum.

·        Per finire ringrazio tutti voi e i Confratelli che vi hanno eletti come loro Superiori Provinciali o come vocali per la vostra presenza e per la vostra partecipazione al Capitolo.

 

Anche se la lista dei ringraziamenti è stata lunga, è possibile che abbia dimenticato qualcuno. Ho cercato di menzionare tutti coloro che, in un modo o nell’altro, hanno contribuito al buon andamento del Capitolo, perché sono convinto che la gratitudine per quanto riceviamo faccia parte della nostra spiritualità, e ci tengo a sottolineare questo valore nel mio discorso di chiusura.

 

Per finire, voglio ringraziare quanti mi hanno sostenuto in questi primi giorni come Priore Generale del nostro amato Ordine, attraverso le loro preghiere e i tanti messaggi di auguri e di incoraggiamento che mi sono pervenuti. Vi chiedo di continuare a sostenere me e il nuovo Consiglio Generale con le vostre preghiere.

 

Quando tornerete in Provincia trasmettete il mio saluto affettuoso e fraterno a tutti i Confratelli, in particolare a coloro che sono malati o che soffrono per i disturbi della vecchiaia. Mi rivolgo ora ai numerosi Collaboratori cha lavorano nell’Ordine. Come noi, anche voi avete ricevuto il dono dell’ospitalità. Vi esorto a guardare sempre a San Giovanni di Dio come modello e guida nell’esercizio della vostra professione. L’Ordine, di cui fate parte, conta sul vostro lavoro accanto ai Confratelli affinché il sogno di San Giovanni di Dio diventi realtà. Grazie alla vostra collaborazione, un numero incalcolabile di persone che si trovano nel bisogno riceveranno speranza, guarigione e la speranza di una vita migliore.

 

 

 

Grazie a tutti.

 

 

 

Roma, 20 ottobre 2006

Fra Donatus Forkan, O.H.

Priore Generale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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