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17 ottobre 2006

Capitolo Generale dei Fatebenefratelli

P. Anthony Monks (Superiore Generale Camilliani)

 

Capitolo Generale dei Fatebenefratelli.

 

Non ci volle grande immaginazione per collegare il vangelo di questa mattina con il tema del vostro capitolo: passione per l’ospitalità di San Giovanni di Dio oggi nel mondo”. Come riceviamo le persone nelle nostre case, nelle nostre opere è fondamentale per il vostro carisma.

 

Abbiamo dei capitoli a scadenza regolare poiché siamo convinti che il nostro carisma è rilevante oggi come lo fu ai tempi di San Giovanni di Dio, e mentre il carisma non muta, le strutture per la sua realizzazione vanno continuamente valutate e, se necessario, modificate. La continuità e la vitalità lo richiedono. Oltre al compito di preoccuparsi per i confratelli, è l’obbligo primario del superiore maggiore di tenere vivo il carisma. I Capitoli hanno l’obbligo di verificare la nostra fedeltà a vivere questo dono prezioso ricevuto da Dio per l’intercessione del Fondatore: dobbiamo salvaguardarlo e assicurare che continui a essere rilevante nel mondo di oggi.

 

È nei capitoli che i religiosi assumono la propria responsabilità per la vita dell’Ordine. La partecipazione a questi eventi è una delle forme più concrete per vivere il voto di obbedienza.

 

Riuniti qui state vivendo un momento profetico nella vita dell’Istituto. È una delle funzioni del Capitolo. I Capitoli devono essere raduni profetici. “La vera profezia nasce da Dio, dall’amicizia con Lui, dall’ascolto attento della sua Parola nelle diverse circostanze della storia... La testimonianza profetica richiede la costante e appassionata ricerca della volontà di Dio, la generosa e imprescindibile comunione ecclesiale, l’esercizio del discernimento spirituale, l’amore per la verità. Essa si esprime anche con la denuncia di quanto è contrario al volere divino e con l’esplorazione di vie nuove per attuare il Vangelo nella storia, in vista del Regno di Dio” (VC 84).

 

 

Recentemente il Santo padre ci ha ricordato che “i consacrati e le consacrate oggi hanno il compito di essere testimoni della trasfigurante presenza di Dio in un mondo sempre più disorientato e confuso, un mondo in cui le sfumature hanno sostituito i colori ben netti e caratterizzati” (22 maggio 2006). Sta dicendo che il mondo ha bisogno del vostro carisma. Questo comporterà, ha continuato, “Appartenere al Signore vuol dire essere bruciati dal suo amore incandescente, essere trasformati dallo splendore della sua bellezza”. Questo è il pozzo da cui da due settimane state dissetandovi, mentre tentatevi di mettere in pratica i suggerimenti del Santo Padre: tentando di discernere i segni dei tempi e trovare le risposte adeguate.

 

Il Congresso internazionale sulla Vita Consacrata organizzato dalla Unione dei Superiori e delle Superiore Generali nel novembre del 2004 ha affermato che “il nostro desiderio di rispondere ai segni dei tempi e dei luoghi ci ha condotto a scoprire la vita consacrata come una passione: passione per Cristo e passione per l’umanità”. Il tema del vostro capitolo è un forte invito di rinnovare questa passione.

 

Fr. Alvaro, presidente dell’Unione dei Superiori generali afferma che il religioso “vuole essere un segno visibile del volto del Padre e ripetere l’immagine di Dio in modo tale che possa venire riconosciuto e rispettato in ogni persona, soprattutto nei poveri e nei sofferenti”. State sfidando voi stessi di muovervi sempre di più in quella direzione.

 

Tra le molte definizioni di carisma quella che preferisco è di Paolo VI nella Mutuae Relations: “il carisma di un Fondatore è una esperienza dello Spirito trasmessa ai discepoli perché la vivano, la preservino, la approfondiscano e la sviluppino costantemente in armonia con il corpo di Cristo in perenne crescita”.

 

                   Questo significa che San Giovanni di Dio ricevette un dono speciale da Dio. Dal momento che il carisma è un dono dello Spirito, esso porta in sé qualcosa di nuovo. Il dono (carisma) che lui ricevette fu una profonda comprensione e consapevolezza del bisogno di rendere reale l’amore misericordioso di Dio per i malati, reso tangibile dal modo di curare i malati, così come è il modo in cui si somministra la terapia a toccare in profondità il cuore dell’uomo. L’amore misericordioso è stato al centro dell’insegnamento e del ministero di Gesù, e Lui insegnò con chiarezza ai Suoi discepoli che questo non doveva morire con Lui ma piuttosto continuare attraverso la loro azione. In un certo modo si è perso di vista questo insegnamento lungo i secoli. Dopo la sua conversione trovandosi in ospedale, San Giovanni rimase turbato dal modo in cui venivano trattati i malati e decise di fare qualcosa per migliorare le cose.

 

Il nostro Fondatore fu un rivoluzionario, un visionario che seppe realizzare i suoi sogni. Fu un profeta. Ma non nel senso di predire il futuro quanto piuttosto come una persona che seppe sfidare la sua società, ricordandole qualcosa di cui aveva perso memoria, e che nemmeno voleva udire o prestare orecchio e da cui non desiderava essere disturbata.

 

I Capitoli non sono affari privati indipendenti dalla vita e dall’insegnamento e sviluppo attuale della Chiesa. La Chiesa ha bisogno della nostra esperienza dello Spirito dal momento che il popolo di Dio non può funzionare se lo Spirito di Dio non guida la barca. La chiesa è per sua natura missionaria ed ha perciò bisogno di guide che le indichino il cammino. K. Rhaner suggerisce che la dimensione carismatica della vita consacrata è essenziale alla vita della Chiesa come lo sono i sacramenti o il ministero. Il carisma è un dono, che non è però dato per uso privato o per un vantaggio personale, ma piuttosto per il bene del popolo di Dio. Abbiamo ricevuto un dono gratuitamente, ma se non lo scartiamo e ne facciamo uso rimane, come ogni regalo, inefficace o viene perso.

 

Questo dono ci è stato trasmesso per essere vissuto. Per farlo abbiamo bisogno di strutture, di linee guida, di piani e di programmi. Questo è uno degli obiettivi dei Capitoli. La sfida sarà di vivere il carisma in spirito di autenticità rispettando le linee guida della Chiesa e la nostra Costituzione senza permettere che siamo dominati da un atteggiamento istituzionalizzato che soffoca lo Spirito. Il carisma non è un pezzo da museo, al contrario siamo sfidati a far si che la memoria storica diventi memoria vivente. La fedeltà al carisma significherà evitare un falso conservatorismo   da un lato ed un liberalismo irragionevole   dall’altro -, mentre ci apprestiamo a viverlo. E una grande sfida per ogni capitolare. Spesso siamo così avviluppati nelle nostre visioni, nel nostro concetto di ministero, o così radicali nelle nostre tendenze al punto da cercare sempre il nuovo per amore della novità da riuscire a far allontanare le persone. “Non essere il primo su cui si prova la novità, ma nemmeno l’ultimo che si sbarazza del vecchio”.

 

Perché il carisma di un Istituto rimanga vibrante sono necessarie due cose: viverlo e

condividerlo con altri. Per vivere il carisma dobbiamo esserne interessati ed appassionati e

dobbiamo aver fatto del mondo della salute il nostro habitat naturale. Certamente, religiosi tiepidi o disillusi non possono diffondere l’amore di Dio ed il messaggio di donare “vita e vita in

abbondanza”. Nostra è un’opportunità di fare del bene (vescovo brasiliano).

 

La condivisione del carisma con altri ci sfiderà a rivedere il nostro concetto di Chiesa. Come viviamo il nostro carisma in spirito di collaborazione, di comunione, di partecipazione, di corresponsabilità e di umiltà? Come siamo capaci di abbandonare atteggiamenti di autosufficienza e, per noi camilliani, come rompere la mentalità clericale per diventare religiosi veri? Come assumiamo un vero atteggiamento di ascolto? Una sfida chiave sarà di aprirsi ad una mentalità di collaborazione. In tutto la questione del coinvolgimento con i laici voi avete detta la moda (trend

setters). Ricordo di essere stato presente anni fa mentre Fr. Killian (qui presente) condivideva il suo programma con un gruppo di noi superiori maggiori irlandesi a Granata in Dublino. Possiamo contribuire a fare spazio perché possano vivere la loro fede in pienezza? Siamo pronti a condividere la nostra visione di Cristo e la nostra spiritualità con loro? Possiamo mantenere un atteggiamento di ascolto ed una apertura a imparare da loro? In breve, cerchiamo di rimanere aperti ad essere trasformati da Dio e questo deve essere un altro degli obiettivi dei Capitoli.

 

Che tutti voi potete essere liberi di “intenzioni” per poter dare “attenzione” totale a quelli di cui siete privilegiati di prendere cura nel mondo della salute. Vi auguro che non sarete troppo preoccupati per il fatto che l’ospite non ha lavato le mani, ma aperti ai loro veri bisogni. Che la vostra ospitalità venga sperimentata da numerosi persone in un mondo dove c’è grande bisogno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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