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7 ottobre 2006

Liturgia eucaristica della B

Liturgia eucaristica della B. Vergine Maria

Madre del Buon Consiglio

 

Genazzano, Sabato 7 Ottobre 2006.

 

Omelia

 

Questo mese di Ottobre oltre che mese missionario - la Chiesa è particolarmente impegnata a riscoprire la sua vocazione e dimensione missionaria nel mondo - anche un mese legato alla memoria della B.V. Maria del Rosario.

Due sono i motivi che ci legano alla giornata odierna, memoria della B.V. Maria del Rosario e al luogo in cui ci troviamo:

           

          quello della vittoria navale di Lepanto contro i Turchi (Grecia, 7 Ottobre 1571) in cui parteciparono anche alcuni nostri confratelli spagnoli i quali poi, fermatisi in Italia di ritorno da Lepanto, l’anno successivo (1572) chiesero e ottennero del Papa San Pio V il riconoscimento canonico della nostra famiglia religiosa sotto la Regola di S. Agostino e la conseguente diffusione dell’Ordine Ospedaliero in l’Europa e, un po’ alla volta, in tutto nel mondo;

 

          il ricordo di un nostro confratello dentista dell’Isola Tiberina, fra Giovanni Battista Orsenigo (m. 1904) il quale, devotissimo della Madonna del Buon Consiglio, si prodigò in ogni modo per diffonderne la devozione in tutta Roma ed ottenne dal Papa Leone XIII l’inserimento nelle Litanie Lauretane dell’invocazione della “Madre del Buon Consiglio”. 

 

Al termine di questa prima settimana dei lavori del Capitolo Generale siamo venuti insieme ai piedi dell’icona della Madre di Dio, in questo insigne santuario di Genazzano a Lei dedicato dove si venera la Vergine sotto il titolo di “Madre del Buon Consiglio” per invocare dal suo Figlio – mediante la sua materna intercessione – i suggerimenti, gli orientamenti e i lumi necessari per il buon esito dei nostri lavori capitolari e per la vita futura del carisma di Giovanni di Dio.

            La Madonna è una presenza costante nella biografia del nostro santo Fondatore (il riferimento nelle sue Lettere è continuo) e nella storia del nostro Ordine. Il Papa san Pio V legò lo storico evento della vittoria di Lepanto alla preghiera che il popolo cristiano aveva rivolto alla Vergine nella forma del Rosario.

            A proposito di questa preghiera è opportuno citare proprio quanto Giovanni di Dio scriveva a Luis Bautista a proposito di questa preghiera “Smetto, ma non di pregare Dio per voi e per tutti; devo dirvi che mi è andata molto bene con il Rosario, e spero in Dio, di recitarlo tutte le volte che potrò e Dio vorrà”. (LB, 17).

            La scena descritta nel Vangelo, che si svolge a Cana di Galilea rappresenta il primo “segno” (miracolo) con cui Gesù inizia la sua manifestazione, la sua epifania, la sua gloria che sarà rivelata in modo totale solo nella sua morte che avverrà quando sarà giunta la sua “ora”.

            Maria è presente alle nozze con i discepoli di Gesù e il fatto che ella dica a Gesù che i convitati non hanno più vino, si rivela una donna attenta ai minimi particolari di un ricevimento, ma significa anche che Maria vuole affrettare da Dio la restituzione della felicità ad una famiglia in difficoltà, in sofferenza e a tutti i convitati.

            “Non è ancora giunta la mia ora” è la risposta di Gesù; cioè l’”ora” della sua passione, il momento supremo in cui Egli avrebbe compiuto in modo esaustivo la sua missione redentrice. Perciò Maria non deve intervenire finché non sarà giunta quest’ora. Ella invece chiede aiuto, chiede il miracolo. Lo chiede con piena fiducia e con la certezza che suo Figlio avrebbe aggiustato tutto, l’avrebbe esaudita.

            La Vergine svolge bene il suo ruolo di madre di Gesù, ma anche di madre dell’umanità. Ella è accanto alla prima comunità cristiana riunita nel cenacolo con l’ansia dell’attesa del dono dello Spirito del suo Figlio risorto. E’ vicina a ciascuno di noi che la invochiamo nei pericoli, nelle difficoltà, in particolare, nei nostri lavori capitolari. E’ vicina alla nostra storia umana e in quella dell’Europa che vive in questo inizio di XXI sec. una specie di “cristofobia”, come la chiama lo studioso ebreo Joseph Weiler, di secolarismo e di relativismo morale: no alle sue radici cristiane, no al simbolo della croce, no al riconoscersi uomo e donna.

            Siamo certi che, in questo momento critico, Cristo salverà il mondo proprio per l’intercessione della Vergine santissima: ”Fate quello che egli vi dirà”.

            Ella è “umile e alta più che creatura,

   termine fisso d’etterno consiglio” (Dante).

Dio che ha guardato l’umiltà della sua serva, dispone e decreta l’eccellenza, la grandezza di Maria al di sopra di ogni creatura.

            La Madre del Buon Consiglio è per noi anche Madre dell’ospitalità, del servizio, della disponibilità piena e della sollecitudine verso il prossimo.

 La “sempre intatta” ci faccia servire il suo figlio Gesù presente nei poveri e nei sofferenti; ci aiuti a riscoprire e a vivere la passione per l’ospitalità che fu di Giovanni di Dio, ma fu anche la sua passione sotto la croce dove si rivelò madre del redentore e divenne anche madre nostra.

             

                                                                                    Fra Elia Tripaldi O.H.



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